nei giorni scorsi si è tenuta
l'udizione della signora maria cannata, responsabile della direzione
debito del ministero del tesoro, alla commissione parlamentare
d'indagine sui derivati. dalle parole del rappresentante del
ministero abbiamo appreso che lo stato italiano ha contratti 163 miliardi di derivati
accesi il cui mark to market è negativo per 37miliardi. si tratta di derivati emessi dal tesoro dagli anni novanta al 2011 per
permettere all'italia di entrare (o restare) nell'euro che hanno arricchito, e continuano ad arricchire, le principali case di brokeraggio mondiali (morgan stanley, citigroup, jpmorgan, goldman sachs, bank of america). la vera
novità dell'audizione viene però da una norma della bce che
obbliga, in caso di ristrutturazione dei contratti (con scadenze piu
lunghe e/o tassi diversi) a contabilizzare le perdite. non sarà quindi
possibile al tesoro l'uso di trucchi contabili come già fecero i
governi passati per spalmare o peggio rinviare le perdite ai posteri. non resta quindi che aspettare se
la perdita verrà messa a bilancio con un impatto negativo del 2% sul
pil oppure se qualche banca amica (o, azzardo io, magari qualche bad bank ?) si
assumerà l'onere di acquistare i derivati in scadenza, non esercitare le opzioni
ricevendo in cambio una remunerazione per il
servizio prestato alla patria.
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