Alberto Statera per "Affari & Finanza - La Repubblica"
Helmut Kohl: “Mia madre mi ha sempre detto che la mano con cui si accarezza prima o poi verrà morsa”.
Helmut Kohl: “Mia madre mi ha sempre detto che la mano con cui si accarezza prima o poi verrà morsa”.
Passati
tre lustri dall’uccisione dal padre, nei quali l’ex “ragazza” del
vecchio cancelliere venuta dall’Est ha scalato ogni vetta del potere e
preso le redini dell’Europa “germanizzandola”, contribuendo così a
portarla sull’orlo dell’implosione.
Uno
statista capace di perdere le elezioni pur di salvare l’euro e evitare
un possibile scenario drammatico per l’Europa e per la Germania stessa,
in un’orgia di populismi e nel “tumulto delle anime”. Preso atto della
nostalgia per uomini come l’antico
cancelliere, a voler essere realisti il referendum in Grecia non
ci allontana dalle “acque inesplorate” paventate dal presidente della
Bce Mario Draghi. Almeno finché, dopo anni di fallimenti, non si avrà
nei fatti la prova che l’Europa farà tutto quanto è possibile per tenere
in piedi l’ultimo argine che, per l’appunto, si chiama Grecia.
I
dubbi sono legittimi se è vero che il ministro delle Finanze Wolfgang
Schaeuble va sostenendo in queste ore nei conciliaboli ristretti che
senza Atene si può andare avanti e anzi accelerare l’integrazione
rallentata dal cattivo esempio dei paesi peccatori. Schaeuble,
che era cresciuto come il delfino di Kohl, non salì mai sul trono, ma
fu a sua volta rottamato dalla Merkel, che prese inizialmente il suo
posto come capogruppo in Parlamento. Ma è sopravvissuto alla pulizia
etnica della cancelliera senza mai rinunciare a rivendicare il ruolo di
maschio-alfa, tra umiliazioni e momenti di gloria.
Ma
è per lei che oggi si apre la partita della vita che, dopo tanti
errori, magari le consegnerà il ruolo di regina salvifica dell’Europa, o
forse segnerà l’inizio della fine del lungo regno, che la ha portata
fin qui a farsi una sorta di garante della stabilità del continente in
base alla solidità della moneta. L’ossessione germanica del risparmio,
praticata con caparbietà dalla cancelliera, rischia di uccidere l’euro e
di smontare l’Europa, come i fatti hanno ormai dimostrato.
Ma
se Angela riuscirà adesso a tenere dentro la Grecia sarà forse
ricordata non come la paladina di un’ottusa austerità massacra-popoli e
l’occhiuta vigilante sui reprobi, ma come la donna la cui politica ha
avuto successo in Germania (ma solo lì) e che oltre i tempi
supplementari ha ripreso per i capelli la Grecia, un paese assai
peccatore, ma i cui cittadini non meritano la macelleria sociale.
Se
andrà così, qualcuno dovrà pure affrontare di petto il fallimento della
politica economica, che ha portato 23 milioni di disoccupati, con nuove
politiche di crescita, archiviando il mantra esclusivo dell’austerità,
che sta pascendo tutti i populismi d’Europa. Per farlo occorre un nuovo
Kohl o un nuovo Brandt? Il mercato non sembra offrirne a dozzine. Non ci
resta perciò che confidare nella saggia creatività di Mario Draghi e
nell’ascendente che ha sulla (ex?) regina d’Europa.
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