la repubblica 27.08.2015
1 DOMANDA
Quali sono le prospettive di crescita dell’economia italiana e
dell’occupazione?
La crisi cinese rischia di farci ricadere in
recessione?
2 DOMANDA
In uno scenario globale in cambiamento è realistico il piano del
governo di ridurre le tasse
a partire dalla prossima legge di Stabilità?
PIETRO GARIBALDI UNIVERSITÀ TORINO
LA RIPRESA SARÀ DEBOLE POCHI SPAZI SU TAGLIO TASSE
1.Le prospettive italiane sono le stesse di qualche mese fa: non
particolarmente ottimistiche. Difficile ormai che il Pil nel 2015
possa andare oltre lo 0,7% previsto e mi pare altrettanto difficile che
nel 2016 possa superare l’1%. Peraltro quest’anno il contesto è stato
molto più favorevole rispetto a quello che ci sarà il prossimo.
Abbiamo assistito a una sorta di “tempesta perfetta positiva”: euro
debole, quantitative easing, basso prezzo delle materie prime,
agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato. Condizioni che
prevedibilmente non si replicheranno nel 2016.
Dunque non c’è da aspettarsi un rimbalzo dell’occupazione che rimarrà
debole. Più della crisi finanziaria cinese mi preoccuperei del
rallentamento della Germania che per noi è un partner commerciale molto
importante.
2. Con i margini
che abbiamo sul versante del deficit non mi pare tanto credibile il
piano di riduzione delle tasse. Non dimentichiamoci che nella legge di
Stabilità dovranno essere reperite innanzitutto le risorse per evitare
che scattino le clausole di salvaguardia, cioè l’aumento di tasse,
previste dalla manovra del governo Letta. Trovare in tutto 30 miliardi
non sarà affatto facile
FRANCESCO DAVERI UNIVERSITÀ PARMA
LA VERA VARIABILE È L’EURO POI CREDIBILITÀ SULLA SPESA
1. A questo punto le previsioni del Documento di economia e finanza
(Def) rimangono plausibili con una crescita del Pil dello 0,7% nel 205
e dell’1,4% nel 2016. Sì, ci saranno ancora tensioni legate alle
prossime elezioni in Grecia ma alla fine per un Paese come il nostro
che resta un’economia manifatturiera ciò che è importante è il calo
dei prezzi delle materie prime e la stabilità del cambio euro-dollaro.
Con questi ritmi di crescita è difficile pensare che il tasso di
occupazione possa significativamente crescere. Tuttavia non è di
secondaria importanza ciò che sta già accadendo nel mercato del lavoro
con la trasformazione dei contratti da precari a stabili. La stabilità
contrattuale ha effetti positivi sulla domanda aggregata. E in questa
fase bisogna accontentarsi.
2. È importante ridurre le tasse, si può discutere sulle modalità, sulla
scelta di partire dalla Tasi e dall’Imu, ma ciò che conta e che si vada
avanti sul taglio. Per finanziare la riduzione delle tasse serve una
spending review degna di questo nome, non come è stato fatto fino ad
ora. Se si è credibili sotto questo profilo la Commissione di Bruxelles
può facilmente guardarci con occhi più flessibili perché a nessuno
interessa l’”algebra del deficit”.
NICOLA ROSSI TOR VERGATA ROMA
OCCUPAZIONE NON MIGLIORA DA EVITARE NUOVO DEBITO
1. Le prospettive dell’economia italiane sono modeste perché il
potenziale di crescita è molto contenuto da vent’anni a questa parte.
Questo significa che non c’è da aspettarsi un miglioramento sensibile
sul fronte del mercato del lavoro nel breve-medio periodo. Con
un’avvertenza, tuttavia: sempre che il potenziale di crescita resti
quello attuale. Se invece si riuscisse a dare uno scossone le cose
cambierebbero. Per ora c’è un’agenda del governo giusta ma con un
ordine di priorità non corretto. Perché la prima cosa da fare non poteva
che riguardare il funzionamento della pubblica amministrazione e il
peso dello Stato nell’economia, ma gli interventi del governo su questo
terreno non avranno alcuna incidenza. Io credo che l’intera economia
europea abbia già risentito del rallentamento cinese. Il punto è che dal
2008 in poi le politiche economiche messe in campo non hanno fatto
altro che creare le premesse per nuovi focolai di crisi, come conferma
il caso della Cina.
2. Una
riduzione delle tasse è assolutamente necessaria purché finanziata con
la riduzione della spesa non con la creazione di nuovo debito come
invece sembra si stia immaginando
LUCA PAOLAZZI CONFINDUSTRIA
IL PETROLIO IN CALO AIUTERÀ PESA LA TEMPESTA SUI LISTINI
1. Nello scenario formulato a giugno dal CSC è indicata una crescita
dello 0,8% nel 2015 e dell’1,4% nel 2016, con significativi guadagni
occupazionali grazie anche alle misure varate (Jobs act e, soprattutto,
sgravi contributivi). Rispetto ad allora sono cambiate importanti
variabili internazionali, alcune con impatto positivo e altre
negativo. Per esempio, il prezzo del petrolio, che ipotizzavamo a 62
dollari nel 2015 e a 70 nel 2016, viaggia oggi a 45 dollari e
l’eccesso di offerta è destinato a continuare. Il commercio mondiale,
che era atteso in moderato rilancio, è rimasto inchiodato e la frenata
degli emergenti e le svalutazioni dei cambi delle loro monete certo non
aiutano a rimetterlo in marcia.
Stiamo elaborando le stime dell’effetto combinato e le diffonderemmo
tra un paio di settimane. La crisi cinese non ci farà ricadere in
recessione, anche se la tempesta agostana sicuramente non può essere
annoverata tra i fattori che sostengono l’economia italiana.
2. Non spetta al Centro studi dare valutazioni sulle ipotesi
riguardanti la legge di Stabilità. Un dato, comunque, è certo: la
pressione fiscale in Italia è molto elevata, specie quella sulle imprese
e il cuneo fiscale-contributivo che grava sul lavoro.
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