sul sole 24 ore di oggi c'e' un articolo di pellegrino capaldo che commemora i quattro anni dalla morte di vincenzo maranghi. capaldo ricorda che maranghi lasciò la 'sua mediobanca per insanabili contrasti con i rappresentati di alcuni soci' ma che lo stesso 'aveva molto chiaro che la finanza è, da un lato, un'infrastruttura per lo sviluppo economico e per la tutela del risparmio e, dall'altro, è una vera e propria industria, popolata da tante imprese che, come tutte le imprese, cercano il profitto'.
mi piacerebbe ricordare che vincenzo maranghi lavorò in mediobanca dal 1963 al 2003 concedendosi solo una settimana di ferie (nel 1985) e fu costretto a lasciare la carica di amministratore delegato, che ricopriva dal 1988 dopo la morte di enrico cuccia, da cesare geronzi con l'aiuto del governatore della banca d'italia fazio. e se non ricordo male il signor capaldo era in strettissimi rapporti con geronzi, tanto che assieme crearono la banca di roma sotto l'ala protettrice di giulio andreotti nel 1989.
quanto ai principi etici di vincenzo maranghi, quelli che gli insegnò enrico cuccia, ci sarebbe da dire che usava la finanza (anche quella creativa) per supportare e difendere il potere delle grandi famiglie e delle grandi aziende italiane: angelli & fiat, pirelli, pesenti & italcementi, telecom italia, montedison. mai maranghi agì con l'obiettivo dell' arricchimento o del potere personale ... cosa che non si può invece dire per i successori !!
Nessun commento:
Posta un commento