L’Europa si è persa per strada. Cina e Usa eviteranno il collasso dell’Europa
La Stampa del 6 luglio 2015 - intervista fatta a Romano Prodi da Fabio Martini
Alle
10 della sera, dopo aver seguito lo scrutinio, Romano Prodi è
tranchant: «Diciamo la verità, il risultato del referendum greco in
queste proporzioni non se lo aspettava nessuno. Non è più tempo di
rinvii, l’ora è adesso: la Grecia sta scoppiando e se l’Europa non trova
una soluzione, non è più credibile. Alla svelta si apra un tavolo per
un compromesso in Grecia, ma al tempo stesso l’Europa ne apra un altro,
più grande: abbandoni la dottrina di questi anni, perché altrimenti –
stiamo attenti. Se non diventa un’autorità federale l’Europa sarà fatta a
pezzi dagli Stati”
“Cina e
Usa eviteranno il collasso dell’Europa”, dice l’ex presidente della
Commissione Europea all’indomani del referendum di Atene indetto da
Alexis Tsipras che ha visto prevalere il No all’accordo con i creditori
europei con buon margine sul Sì: “Diciamo la verità, il risultato del
referendum greco in queste proporzioni non se lo aspettava nessuno. Non è
più tempo di rinvii, l’ora è adesso: la Grecia sta scoppiando e se
l’Europa non trova una soluzione, non è più credibile. Alla svelta si
apra un tavolo per un compromesso in Grecia, ma al tempo stesso l’Europa
ne apra un altro, più grande: abbandoni la dottrina di questi anni,
perché altrimenti – stiamo attenti – altri casi-Grecia si susseguiranno
fino alla distruzione del disegno europeo”, dice l’ex presidente del
Consiglio italiano, intervistato da Fabio Martini sulla Stampa.
Ora la
palla, dice Prodi, torna all’Europa che però sta dimostrando di non
essere in grado di gestire una crisi interna, per quanto periferica e
dall’impatto teoricamente non sistemico. Secondo l’ex presidente della
Commissione Europea, dovranno entrare in gioco le potenze mondiali che
impediranno un collasso dell’Eurozona.
D. Dopo l’avventura greca, l’Europa potrà essere la stessa?
«No,
non potrà essere la stessa, ma a salvare l’Europa, una volta ancora,
sarà una forza esterna che ci costringerà ad un compromesso».
D. Gli Stati Uniti?
«Gli
Usa e la Cina temono entrambi un evento deflagrante. Hanno paura che
uno sfaldamento progressivo dell’euro provochi una nuova tempesta in
tutto il sistema economico e politico mondiale. Ancora una volta, come è
accaduto in Iraq, in Ucraina e in altri scenari, l’Europa vedrà
condizionate le sue decisioni da spinte esterne: americani e cinesi
faranno di tutto per salvare l’euro. Ma sarà l’ulteriore dimostrazione
che l’Europa ha perso la sovranità su se stessa»
D. Lei ha avuto di recente incontri al massimo livello in Cina: sono davvero così preoccupati anche loro?
«Sì
ed è una preoccupazione che ho riscontrato in tutti gli incontri
ufficiali che ho avuto. Loro, proponendosi come potenza ascendente e pur
restando affascinati dagli Stati Uniti, sono interessati alla
formazione di contrappesi al dollaro e sono convinti che l’euro sia di
aiuto nel loro cammino».
Quel che
colpisce Prodi è la nota mancanza di unità politica del continente
europeo; unità grazie alla quale la crisi di Atene, dice l’ex leader
dell’Ulivo, la crisi greca probabilmente sarebbe stata evitata.
D. Le premesse della crisi greca si consumarono durante la sua presidenza della Commissione europea?
«Ricordo
la notte nella quale chiesi a Francia e Germania di rispettare i
parametri e loro risposero no, accampando le loro prerogative nazionali.
E quando dissi che sarebbe stato utile istituire una sorta di Corte dei
Conti europea risposero che era una spesa inutile. La Grecia è entrata
nell’euro perché ha potuto ingannare vergognosamente sui dati reali
della propria economia».
D. Morale di quella storia?
«Se
ci fosse stata una forte autorità federale, probabilmente Atene non
sarebbe mai entrata nell’unione monetaria, o sarebbe entrata ad altre
condizioni. Invece noi non abbiamo voluto un’autorità federale. Abbiamo
delegato ogni potere ai leader nazionali, che sono ostaggi dei loro
problemi di politica interna».
D.
Lei in tempi non sospetti parlò di stupidità dei parametri stabiliti
una volta per tutte a Maastricht: è giunto il tempo di cambiarli?
«Quando
li definii stupidi, in tanti mi saltarono addosso, ora ricevo continui
riconoscimenti internazionali per quella affermazione. Ma ricordo con
piacere quel che mi disse allora Helmut Kohl: dovresti ricordare che
Roma non è stata fatta in un giorno, ora consolidiamo l’euro. Un grande
leader che stava dentro un disegno politico»
Ora la
palla, dice Prodi, è di nuovo all’Europa, e in particolare al presidente
francese François Hollande: domani a Parigi si terrà il bilaterale
franco tedesco che potrebbe sbloccare la situazione.
D.
Oltre a restituire un’Europa impotente, non trova che in questa
stagione abbiano assunto un peso sproporzionato istituzioni non
politiche?
«Certamente
sì. Che cosa c’entra la troika in questa faccenda? Che cosa c’entra il
Fondo monetario internazionale che interviene nella comunità più ricca
del mondo, quale è ancora l’Europa? Decisivo è stato il ruolo svolto per
evitare il disastro dalla Bce, che però non ha un ruolo politico»
D. La settimana che ha preceduto il referendum ha mandato in scena l’impotenza europea?
«La
settimana che abbiamo alle spalle è significativa, perché, appena il
presidente francese Hollande ha accennato ad una possibile trattativa
allo scopo di sdrammatizzare il referendum, i tedeschi hanno concluso
che non era il caso di parlare con i greci se non dopo i risultati. A
quel punto nessun altro leader ha più aperto bocca»
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