28 ago 2015

voci fuori dal coro ...

(la repubblica 28.08.2015)

Prudenza di Padoan sul taglio delle tasse Gelo con Palazzo Chigi
(di valentina conte)
ROMA. La ripresa dopo i tuffi non è stata proprio delle più brillanti. Qualche giorno di pausa, poi le uscite al meeting di Rimini. E già le prime fibrillazioni. Il premier Renzi galvanizza ciellini e italiani con il taglio delle tasse sulla casa. Il giorno dopo, due dei suoi ministri chiave per la strategia di politica economica, Padoan e Poletti, quelli che hanno in mano i cordoni della borsa e le leve per rilanciare l’occupazione, frenano o sono costretti a frenare. Il numero uno dell’Economia ricorda che non esistono tagli delle tasse senza analoghi sacrifici di spesa. Quello del Lavoro prima annuncia gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act, poi subito dopo ritratta, in seguito a una telefonata con Renzi. Nel mezzo, il pasticcio dei dati sbagliati sull’andamento dei contratti nei primi sette mesi dell’anno. Pubblicati e poi rettificati.
Ufficialmente, i dicasteri negano tensioni. «Il ministro Padoan ha ribadito solo principi », dicono dal Tesoro. «Il rinvio dei decreti alla prossima settimana dovuto solo a un ordine del giorno del Cdm troppo denso», aggiungono dal Lavoro. Meno serafico Palazzo Chigi. L’irritazione per «la figuraccia» di Poletti sui dati esiste. Nell’entourage del premier qualcuno definisce addirittura il ministro «un disastro». Si nega però un legame diretto con lo slittamento dei decreti, dovuto più che altro al braccio di ferro su alcuni nodi non sciolti. Come il controllo a distanza e la cassa integrazione, possibile miccia di scontro con i sindacati. E fonte di ulteriori polemiche.
L’idea di irritazione montante nei confronti di Padoan non sfiora invece nessuno. «Il ministero dell’Economia frena sui piani di Renzi? E qual è la novità? Frena sempre ». Così anche la disquisizione del ministro a Rimini viene ricondotta alla normalità. Quasi alla banalità: «Acqua calda». Eppure il ministro qualcosa di importante l’ha detta: «Abbattere le tasse va bene, ma deve essere una decisione permanente e credibile». Misure che durano un anno e poi non vengono riconfermate, non servono. Dunque come finanziare il libro dei sogni di Renzi? «Il taglio delle tasse deve venire da un parallelo taglio della spesa», dice netto Padoan. «Mi piacerebbe tagliare 50 miliardi di tasse domani, come molti mi suggeriscono. Magari. Ma la vera questione è il finanziamento dei tagli, ecco perché serve un orizzonte medio-lungo».
Non proprio una sciocchezza. Il pacchetto di spending review , firmato Gutgeld-Perotti, vale 10 miliardi sul 2016 ed è già prenotato. Serve a evitare l’aumento di Iva e accise dal prossimo gennaio (la clausola vale oltre 16 miliardi, la parte restante è coperta dagli sconti concessi da Bruxelles per le riforme in atto). Una coperta dunque troppo corta per scaldare tutti i desiderata. Palazzo Chigi confida in Bruxelles. Il Tesoro ricorda che il margine di trattativa potrebbe essere risicato (solo lo 0,1%). E dunque mette le mani avanti. Se non possiamo fare deficit, occorre affondare sulla spesa. Non ce n’è. «Non è detto, vediamo », si ripete da Chigi. Il premier tra l’altro non è spaventato dallo zero virgola di crescita. Né dai dati ancora molto deboli sull’occupazione, benché non abbia gradito il balletto di cifre tra martedì e mercoledì. Teme piuttosto un difetto di comunicazione. «I cittadini non ci capiscono, le riforme non “passano”, tranne quella sul Jobs Act», avrebbe detto ieri in Cdm. Merito suo, non di Poletti però.
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Occupazione e ripresa tra governo, Inps e Istat è la guerra dei dati
Poletti: “Quando si sbaglia bisogna ammetterlo” ma si riapre la polemica per le fonti delle statistiche
Il balletto delle cifre sul lavoro non è una novità di questi giorni. «È stato fatto un errore, bisogna riconoscerlo e correggerlo», ha ammesso ieri sera il ministro Giuliano Poletti alla festa dell’Unità. Aggiungendo che «ogni mese crescono i contratti stabili e diminuiscono le collaborazioni». Eppure il caos sui numeri purtroppo va in scena con regolarità da gennaio. Da quando cioè partono gli sgravi sulle assunzioni. E le aspettative per gli effetti del Jobs Act, entrato in vigore a marzo, vanno di pari passo con la febbre politica di annunciare che l’occupazione riparte. Di qui, roboanti dichiarazioni seguite da clamorose retromarce hanno ceduto il passo solo alla confusione. Dovuta alle tre fonti delle cifre: Inps, Istat e ministero del Lavoro. E all’uso che se ne fa.
«Quando vedo che a marzo sono state assunte 92 mila persone mi rincuoro», diceva il premier Renzi in tv, mostrando di preferire le tabelle del ministero alle altre (allora, non oggi). «L’Istat fa i sondaggi», chiosava. Era il 23 aprile. Sette giorni dopo l’istituto di statistica inchiodava l’Italia a meno 59 mila occupati a marzo rispetto a febbraio. Con la disoccupazione tornata al 13% e al 43% quella giovanile.
Facile capire perché il governo scelga dei numeri alla bisogna. Il 2 marzo il ministro del Lavoro esultava per gli 11 mila occupati in più a dicembre su novembre (senza sgravi). Al punto da profetizzare 150 mila posti extra nell’intero 2015, contro i 130 mila del 2014. Un mese dopo era subissato di critiche per i miseri 13 contratti stabili in più nei primi due mesi dell’anno (un po’ come i 47 di due giorni fa). Anche allora il cattivone era l’Istat (oggi il suo stesso ministero). Difeso però dal presidente dell’Inps Tito Boeri: «I dati che fanno testo sono quelli dell’Istat».
Meno facile capire perché i dati confliggono tra loro. Chi dice la verità? Probabilmente tutti. Natura, tempi, elaborazioni differenti si traducono in risultati diversi, dunque da interpretare con prudenza. Ma ai tempi della tweet politica, non c’è tempo per la riflessione. E parte il cortocircuito.
L’Istat esce con il dato trimestrale sulle forze lavoro e la sua indagine campionaria è il dato statistico ufficiale dell’Italia comunicato ad Eurostat, elaborato secondo standard internazionali. Molto più dunque del “sondaggio” di Renzi. L’Inps e il ministero del Lavoro trattano invece dati amministrativi, dunque i contratti che si aprono e si chiudono. Qual è la differenza? Se un collaboratore viene assunto a tempo indeterminato nei dati Inps e del ministero risulta un contratto di lavoro in più, mentre per l’Istat l’occupazione complessiva non aumenta, perché tiene conto delle teste. Tra l’altro, Inps e ministero escludono alcune categorie, come pubblica amministrazione e lavoro domestico.
Tutti i dati, va detto, quando escono sono provvisori. Devono cioè essere depurati, rettificati, puliti. Specie quelli del ministero, come si è visto in questi giorni. E soprattutto da quando il dicastero di Poletti (in aprile) ha deciso di uscire con cadenza mensile. Mossa forse improvvida, considerata la difficoltà di un reale controllo di qualità delle tabelle. A maggio il ministro Poletti annunciava una riunione per la fine del mese con Inps e Istat per «l’integrazione dei dati». Non se n’è saputo più nulla. Mentre il presidente dell’Istat Giorgio Alleva, venti giorni fa, definiva questo caos «poco edificante» e «approssimazione» l’uso che si fa dei dati non Istat. Un groviglio al momento senza uscita. (v.co.)

27 ago 2015

la parola agli esperti

la repubblica 27.08.2015
 
1 DOMANDA
Quali sono le prospettive di crescita dell’economia italiana e dell’occupazione? 
La crisi cinese rischia di farci ricadere in recessione?
2 DOMANDA
In uno scenario globale in cambiamento è realistico il piano del governo di ridurre le tasse 
a partire dalla prossima legge di Stabilità?
 
PIETRO GARIBALDI UNIVERSITÀ TORINO
LA RIPRESA SARÀ DEBOLE POCHI SPAZI SU TAGLIO TASSE
1.Le prospettive italiane sono le stesse di qualche mese fa: non particolarmente ottimistiche. Difficile ormai che il Pil nel 2015 possa andare oltre lo 0,7% previsto e mi pare altrettanto difficile che nel 2016 possa superare l’1%. Peraltro quest’anno il contesto è stato molto più favorevole rispetto a quello che ci sarà il prossimo.
Abbiamo assistito a una sorta di “tempesta perfetta positiva”: euro debole, quantitative easing, basso prezzo delle materie prime, agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato. Condizioni che prevedibilmente non si replicheranno nel 2016.
Dunque non c’è da aspettarsi un rimbalzo dell’occupazione che rimarrà debole. Più della crisi finanziaria cinese mi preoccuperei del rallentamento della Germania che per noi è un partner commerciale molto importante.
2. Con i margini che abbiamo sul versante del deficit non mi pare tanto credibile il piano di riduzione delle tasse. Non dimentichiamoci che nella legge di Stabilità dovranno essere reperite innanzitutto le risorse per evitare che scattino le clausole di salvaguardia, cioè l’aumento di tasse, previste dalla manovra del governo Letta. Trovare in tutto 30 miliardi non sarà affatto facile

FRANCESCO DAVERI UNIVERSITÀ PARMA
LA VERA VARIABILE È L’EURO POI CREDIBILITÀ SULLA SPESA
1. A questo punto le previsioni del Documento di economia e finanza (Def) rimangono plausibili con una crescita del Pil dello 0,7% nel 205 e dell’1,4% nel 2016. Sì, ci saranno ancora tensioni legate alle prossime elezioni in Grecia ma alla fine per un Paese come il nostro che resta un’economia manifatturiera ciò che è importante è il calo dei prezzi delle materie prime e la stabilità del cambio euro-dollaro. Con questi ritmi di crescita è difficile pensare che il tasso di occupazione possa significativamente crescere. Tuttavia non è di secondaria importanza ciò che sta già accadendo nel mercato del lavoro con la trasformazione dei contratti da precari a stabili. La stabilità contrattuale ha effetti positivi sulla domanda aggregata. E in questa fase bisogna accontentarsi.
2. È importante ridurre le tasse, si può discutere sulle modalità, sulla scelta di partire dalla Tasi e dall’Imu, ma ciò che conta e che si vada avanti sul taglio. Per finanziare la riduzione delle tasse serve una spending review degna di questo nome, non come è stato fatto fino ad ora. Se si è credibili sotto questo profilo la Commissione di Bruxelles può facilmente guardarci con occhi più flessibili perché a nessuno interessa l’”algebra del deficit”.
 
NICOLA ROSSI TOR VERGATA ROMA
OCCUPAZIONE NON MIGLIORA DA EVITARE NUOVO DEBITO
1. Le prospettive dell’economia italiane sono modeste perché il potenziale di crescita è molto contenuto da vent’anni a questa parte. Questo significa che non c’è da aspettarsi un miglioramento sensibile sul fronte del mercato del lavoro nel breve-medio periodo. Con un’avvertenza, tuttavia: sempre che il potenziale di crescita resti quello attuale. Se invece si riuscisse a dare uno scossone le cose cambierebbero. Per ora c’è un’agenda del governo giusta ma con un ordine di priorità non corretto. Perché la prima cosa da fare non poteva che riguardare il funzionamento della pubblica amministrazione e il peso dello Stato nell’economia, ma gli interventi del governo su questo terreno non avranno alcuna incidenza. Io credo che l’intera economia europea abbia già risentito del rallentamento cinese. Il punto è che dal 2008 in poi le politiche economiche messe in campo non hanno fatto altro che creare le premesse per nuovi focolai di crisi, come conferma il caso della Cina.
2. Una riduzione delle tasse è assolutamente necessaria purché finanziata con la riduzione della spesa non con la creazione di nuovo debito come invece sembra si stia immaginando
 
LUCA PAOLAZZI CONFINDUSTRIA
IL PETROLIO IN CALO AIUTERÀ PESA LA TEMPESTA SUI LISTINI
1. Nello scenario formulato a giugno dal CSC è indicata una crescita dello 0,8% nel 2015 e dell’1,4% nel 2016, con significativi guadagni occupazionali grazie anche alle misure varate (Jobs act e, soprattutto, sgravi contributivi). Rispetto ad allora sono cambiate importanti variabili internazionali, alcune con impatto positivo e altre negativo. Per esempio, il prezzo del petrolio, che ipotizzavamo a 62 dollari nel 2015 e a 70 nel 2016, viaggia oggi a 45 dollari e l’eccesso di offerta è destinato a continuare. Il commercio mondiale, che era atteso in moderato rilancio, è rimasto inchiodato e la frenata degli emergenti e le svalutazioni dei cambi delle loro monete certo non aiutano a rimetterlo in marcia.
Stiamo elaborando le stime dell’effetto combinato e le diffonderemmo tra un paio di settimane. La crisi cinese non ci farà ricadere in recessione, anche se la tempesta agostana sicuramente non può essere annoverata tra i fattori che sostengono l’economia italiana.
2. Non spetta al Centro studi dare valutazioni sulle ipotesi riguardanti la legge di Stabilità. Un dato, comunque, è certo: la pressione fiscale in Italia è molto elevata, specie quella sulle imprese e il cuneo fiscale-contributivo che grava sul lavoro.
 

25 ago 2015

articoli o avvertimenti ?

curiosa impaginazione de 'la stampa' di oggi.
pag. 10 - " unioni civili, 'scambio' cei-governo "
pag. 11 - " per il giubileo mancano solo i soldi "

un caso oppure un messaggio subliminale a chi di dovere ?

bolle e balle finanziarie

mercati finanziari a picco a causa della cina. peccato che la borsa di shanghai abbia cominciato a perdere terreno da metà giugno a causa della bolla e che solo l'intervento del governo cinese ha evitato che il collasso avvenisse a metà luglio ... dando magari modo ai soliti noti di liquidare posizioni che avrebbero potuto diventare a rischio!

... mail premier ed il suo ministro dell'economia continano a vedere la luce in fondo al tunnel ? non è forse un treno che gli sta andando addosso ?

... fortuna che lo spread ha tenuto a quota 134 anche grazie all'intervento massiccio di draghi (che ormai dovrebbe avere comprato praticamente un quarto dello stock di debito pubblico italiano ... 60mld/mese per 8 mesi fanno circa 480mld pari al 26% dei 1800mld di titoli italiani del debito pubblico ... se fosse stata una s.p.a. tra poco avrebbe dovuto lanciare un'opa !) ... chissà che fine ha fatto il tesoretto per 'le fasce più deboli' previsto da padoan con lo spread a 100 ?

... e chissà che fine faranno gli investimenti annunciati (circa 140 miliardi) ed i tagli di tasse (imu in primis) promessi dal 'matteorenzi'  ?

23 ago 2015

petrolio giù, benzina boh !

i prezzi di benzina e gasolio  sono scesi rispetto al 2014 ma non tanto quanto il calo del petrolio. una ricerca de 'la stampa' ha constatato che nel gennaio 2009 il petrolio costava come oggi intorno ai 40 dollari al barile mentre il prezzo della benzina costava (al netto di iva, accise e cambio euro vs dollaro) il 40% in meno ! le compagnie petrolifere hanno pronta la giustificazione che la differenza dipende dai maggiori costi di raffinazione (emc benchmark passato da $3.2 nel Q1'09 ai $6.3/barile attuali) che però giustificherebbero solo in parte il mancato calo del prezzo dei carburanti.
il petrolio ha perso oltre $20 dai massimi di $61.56 del 27/4/2015: iva e accise da aprile non sono cambiate ed anche il cambio è pressochè lo stesso. il petrolio al litro è quindi sceso da 35.5c a 23.5c di euro (-34%) mentre il prezzo della benzina (al netto delle imposte) è passato da 55.7c a 55.3c di euro (-0.7%). la discrepanza è evidente ad occhio nudo!

last but not least è la 'fuel surcharge' che le compagnie aeree continuano a fare pagare sui biglietto da quando il petrolio andò sopra i 100 dollari al barile nel 2010. balzello che pesa dai 25 ai 450 euro a seconda della tratta.
'cca nisciuno è fesso! " averebbe detto totò ma probabilmente avrebbe concluso con un più mesto " ... e io pago!

21 ago 2015

spettacolo !!!

ieri a roma è stato celebrato il funerale del signor vittorio casamonica, morto a 65 anni, nella chiesa di don bosco al tuscolano: condoglianze vivissime per la scomparsa prematura del signore in questione sebbene sia stato un esponente della famiglia implicata in diverse attività criminose ( spaccio, usura, prostituzione ed estorsione ) nel sud di roma. il piccolo problema è stata la scenografia messa in piedi dai familiari con la connivenza di governanti e prelati: il feretro è stato portato da una carrozza 'old-style' trainata da cavalli neri mentre rieccheggiava la colonna sonora del film 'il padrino' suonata dal vivo ed un elicottero volava nel cielo per spargere petali di rosa al passaggio del corteo funebre, notevoli anche i maxi poster appesi fuori dalla chiesa con la foto del defunto sul colosseo e la scritta 're di roma'.
chissà se il parroco, don giancarlo manieri, è sempre lo stesso che nel 1990 celebrò i funerali di renato de pedis e negò nel 2006 la stessa chiesa per l'ultimo saluto di piergiorgio welby ? ovviamente, come dice il vicariato di roma: 'il parroco, in base alle norme del diritto canonico non si poteva rifiutare'!
e chissà cosa diranno il prefetto di roma franco gabrielli e la questura sull'elicottero che volava indisturbato sui cieli di roma ... pare che per questa scenografia non fossero necessarie autorizzazioni special ...
chissà cosa ne pensano all'isis

p.s. il funerale era stato autorizzato dalla stazione locale dei carabinieri, erano presenti i vigili di roma a regolare il traffico ed appena finita la funzione e la processione sono intervenuti gli addetti della società di nettezza urbana comunale ... infine l'elicottero è decollato da terzigno (napoli) ed ha potuto volare indisturbato fin sul centro abitato di roma ...

20 ago 2015

le scommesse (vinte) di lottomatica

http://www.lanotiziagiornale.it
20 agosto 2015
Così è facile vincere al Lotto.
L’inutile gara per non disturbare il monopolio di Lottomatica.
Le lobby festeggiano e l’Antitrust dorme

di Carola Olmi 
Paul Getty diceva che per vincere a colpo sicuro c’è un modo solo: comprare un casinò. In Italia però si è trovata un’altra soluzione: comprarsi la politica. A fare il colpo del secolo è sempre lo stesso giocatore, quella Lottomatica che detiene da 22 anni il monopolio del gioco del Lotto. Mica bruscolini: parliamo di 400 milioni di aggio all’anno su un totale di circa sei miliardi e mezzo giocati. Una imponente tassa sulla povertà che incredibilmente fa guadagnare più il concessionario che lo Stato. Come documenttao dalla Notizia in numerose inchieste facilmente consultabili sul sito www.lanotiaziagiornale.it le condizioni poste nell’ultima gara vinta nel 2006 proprio dal gruppo controllato dalla De Agostini erano infatti estremamente vantaggiose per il gestore. Scaduto il termine adesso però c’è da rifare la gara, alla quale in teoria dovrebbero partecipare anche altri gruppi del settore italiani ed esteri, a partire dalla Sisal.
PROROGHE GENEROSE
Non soddisfatta di aver prolungato la concessione a detta di molti illecitamente, ecco che Lottomatica mischia le carte tenendo come al solito per se tutti gli assi. Ma perché la vecchia gara era di fatto non più valida? Perché lo Stato aveva assegnato il Lotto a un gruppo italiano, come era Lottomatica nel 2006, mentre la stessa società l’anno scorso ha cambiato veste, è diventata Igt e si è portata la cassa all’estero. Vista l’evidente possibilità di rinegoziare i magri incassi al Ministero del Tesoro avrebbero dovuto pretendere di fare subito una nuova gara, ma il gruppo si blindò con uno stuolo senza precedenti di lobbisti e incredibilmente non accadde niente. Anzi, alla prima occasione il Governo penalizzò i giocatori ma non il potente concessionario. La beffa arrivò nell’ultima legge di stabilità dove fu abbassato di un miliardo il pay out dei gratta e vinci, altra lotteria sempre affidata a Lottomatica. In sostanza lo Stato incassava di più, ma solo perché pagavano come di prassi i giocatori. Per riuscire in questa impresa Lottomatica/Igt arruolò tra i suoi lobbisti persino quel Giuliano Frosini che era stato direttore della Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema. L’uomo dei soldi, in sostanza. Un super collettore delle donazioni private alla politica, oggi messo da Renzi persino nel Cda delle Ferrovie.

LA LOBBY PAGA
La Notizia denunciò la gravità del portatore di interessi di una società privata che contratta con gli esponenti di un Governo per i quali in passato ha raccolto fondi. Anche per questo il sottosegretario Paola De Micheli correttamente rinunciò alla delega ai giochi rimasta al collega Pier Paolo Baretta. La tela però continuava ad essere tessuta fino alla predisposizione del nuovo bando di gara. Un vestito tagliato su misura guarda caso sempre per Lottomatica. Con una decisione che dovrebbe far saltare sulla sedia l’Antitrust, il Ministero dell’Economia ha infatti previsto una cauzione di 700 milioni per partecipare alla gara che assegna la gestione del Lotto. E chi ha oggi una tale disponibilità immediata? Non certo Sisal o le più piccole Sisal, Snai, Intralot e compagnia cantando.
Dunque Lottomatica si avviava a vincere facile. Come sempre. In un Paese dove la magistratura insegue i ladri di polli e non si accorge di partite che valgono miliardi, nessuno però aveva messo in conto che dal polveroso Consiglio di Stato potesse arrivare uno stop. Come rivelato da Giorgio Meletti ieri sul Fatto Quotidiano, a spiegare che la gara dal valore di 3,5 miliardi in 9 anni esclude ogni concorrenza è stato l’ex direttore dei Servizi segreti (Sismi) Nicolò Pollari, oggi appunto consigliere di Stato. Una mossa, la sua, più pericolosa del contrasto ai terroristi. Infatti dal Tesoro, dove in teoria si dovrebbero fare le ore piccole per riempire le casse pubbliche, invece di ringraziare hanno eretto un muro, invitando il Consiglio di Stato – il cui parere non è vincolante – a farsi i fatti propri. Con una situazione quanto meno sgradevole: chi dovrebbe essere la controparte pubblica di un concorrente privato sembra spudoratamente fare il tifo per quest’ultimo.


19 ago 2015

salvataggio alla tedesca

ecco a cosa servivano le facce feroci di schauble e dell'angela merkel di germania.
la grecia, dopo avere accettato un piano di salvataggio lacrime e sangue, non ha ancora ricevuto i soldi del bailout ed intanto i tedeschi di fraport annunciano l'acquisto di 14 aeroporti greci (salonicco, kavala, corfù, zante, canea, cefalonia, aktion, rodi, kos, samos, mytilene, mykonos, santorini e skiatos) con una concessione di 40 anni per 1,23 miliardi di euro.

copione che potrebbe ripetersi: la stessa fraport starebbe puntando anche agli aeroporti italiani mentre l'accoppiata merkel-schauble mostrano i canini al governo di roma e bloccano ogni tentativo di ammorbidire i paramtri all'eurostat.
proviamo a fare due calcoli: i tedeschi hanno pagato 1.23 miliardi per 40 anni su un totale 2014 di 21.9milioni di passeggeri (https://it.wikipedia.org/wiki/Aeroporti_in_Grecia) uguale a 56.06 euro per passeggero. supponendo che decidano di aumentare le tariffe aeroportuali (caricate sul biglietto, quindi con rischio vicino allo zero) di soli 5 euro vorrebbe dire che incasserebbero circa 110 milioni di euro all'anno equivalenti a 4400 milioni in 40 anni ... fate un po' i conti del guadagno netto dopo avere dedotto il costo degli investimenti (1.7 mld in 40 anni ... sempre che il piano venga rispettato o se anche i tedeschi useranno il famoso metodo italiano già applicato ad autostrade e aeroporti: prometti i soldi, incassa gli aumenti e aspetta che si dimentichino !

p.s. le mire tedesche in terra ellenica non si fermano qui, starebbero anche per concludere l'acquisto delle ferrovie greche a prezzi da saldo
... tira più una bolletta od una tariffa che una coppia di buoi (tedeschi) !!

17 ago 2015

l'europa vista da new york

THE NEW YORK TIMES
Eurozone’s Economic Growth Falls Short, Even as Greeks Shopped


14 ago 2015

giustizia del coni (senza gelato)

incredibile solerzia della procura del coni nell'aprire una indagine sull'esibizione gratuita di carolina kostner. solerzia che non si è vista nei casi di doping del ciclismo e neppure nel calcio dove il presidente del catania ha ammesso di avere comprato partite e per lui è stata chiesta la squalifica per 5 anni (mentre per moggi & c. fu chiesta e ottenuta la radiazione) oppure dove la lazio di lotito (grande elettore di tavecchio e dominus della lega) non verrà processata nel nuovo filone del calcioscommesse perchè già giudicata in passato, dogma che però non vale per l'atalanta ...

7 ago 2015

karma estivo in casa benetton

autostrada a1 (milano-napoli) bloccata oggi, 7 agosto 2015, giornata da bollino nero a causa di due incidenti tra cui un camion che trasportava maiali, rimasti liberi di scorazzare (beati loro) tra le vetture ferme in coda per ore. la società 'autostrade per l'italia' ha consigliato a chi non fosse ancora non ancora in viaggio di ritardare la partenza ed a tutti gli altri già invece di girare intorno agli incidenti (tra piacenza e parma).

una giornata nera per il traffico italiano ma nerissima per la famiglia benetton che controlla la società concessionaria 'autostrade per l'italia' tramite la holding atlantia. una debacle per chi ha passato anni a chiedere tariffe più alte ai governi a fronte di promesse di investimenti rimasti lettera morta e, da ultimo, un allungamento della concessione senza gara. 
probabilmente il karma dei benetton non gode di ottima salute questa estate: prima fiumicino, poi l'autostrada ... toccherà anche agli autogrill ?

do ut des

 "renzi presenta il suo garantismo come buono, illuminato, diverso da quello di berlusconi che interessato, motivato dalla sua condizione personale di imputato. e invece va considerato per quel che è. uno straordinario gioco di prestigio" (Giulia Bongiorno)

il pd si squaglia e renzi fatica a trovare i numeri per le 'sue' riforme ? nessun problema; c'è sempre un berlusconi pronto a riaprire le trattative. l'importante è ottenere la giusta ricompensa:
- nomine rai gradite a forza italia (maggioni e campo dall'orto)

- accelerazione sul piano di investimenti per la banda ultralarga in italia (mediaset ha pronto il contratto per l'alleanza con telecom italia e netfix)
- sconti agli evasori che non saranno più perseguiti penalmente in caso di evasione sotto i 150mila euro e 3 milioni di imponibile o se la valutazione a bilancio differisce di meno del 10% dal valore corrente. a detta di renzi & c. adesso i magistrati potranno ora occuparsi dei 'grandi evasori' ...

1 ago 2015

fiumicino al lumicino

http://www.cdp.it/static/upload/stu/studio-di-settore-n.6-2015_aeroporti.pdf

rapporto del luglio 2015 della cassa depositi e prestiti sull'aeroporto di Fiumicino e alla società che lo gestisce, adr, controllata dalla famiglia benetton:  “ad oggi la situazione più critica riguarda lo scalo di roma fiumicino, per il quale si rendono necessari interventi su piste, piazzali e aerostazioni al fine di ridurre i fenomeni di congestione ed evitare ripercussioni sulla capacità commerciale dello scalo" . e’ appena il caso di ricordare che il governo monti due anni fa ha chiuso i battenti con un maxiregalo ai benetton, ovvero l’aumento delle tariffe per circa 9 euro a passeggero. in cambio, naturalmente, sarebbero dovuti arrivare i famosi investimenti.